La spesa ai tempi del Coronavirus

Spesa questa mattina. Per la mia famiglia, per i miei genitori, per mia suocera.
Prima impresa, riunire le tre liste in modo da ottimizzare e da ridurre i tempi nei supermercati. Ci vuole meno tempo a stilare il budget di una società, e c’è sempre qualcuno che aggiunge cose e sballa la lista.
Secondo. La vestizione. Maschera, guanti, occhiali, spray disinfettante in borsa, tutto il possibile per tutelare gli altri e me stessa. E questo dà tutto sommato sicurezza. Peccato che appena entri nel supermercato, ti rendi conto che la metà delle persone o non ha mascherina o non ha guanti. E sono tutti anziani. Vorresti urlare un parere, ma tanto servirebbe a poco.
Terzo. Coda all’ingresso. Ordinata. Non fosse per la signora anziana, senza mascherina e guanti, che con nonchalance prova a passare davanti a tutti e finge indignazione quando lo fanno notare. Grandiosa. A quel punto si siede su una panchina, le mani appoggiate alla seduta, giusto per essere sicura di giocare con il fuoco.
Quarto. Il disinfettante all’ingresso per la maniglia del carrello. Lo spruzzo dappertutto, nel carrello, sui guanti, a mo’ di profumo: ti chiedi se fare anche i gargarismi, ma poi vedi che è al gusto lavanda e quello ti dà la nausea.
Quinto. Il lievito. Si, ho trovato il lievito per la pizza. Informo l’amica del cuore, perché queste botte di culo vanno condivise con chi ami. Ne compero 10 bustine, penso ad un racket del lievito, poi decido che lo impacchetto e lo regalo a chi merita.
Sesto. Alla cassa. Coppia davanti a me. Marito e moglie. Sui 75. Ovviamente niente protezione, in due, totale conto alla cassa euro 19.30. Si commenta da solo.
Settimo. Distribuzione dei pani e dei pesci ai miei, alla suocera, speri sia tutto ok, ma già ti dicono, “la prossima volta che vai, mi prendi….”, e quando gli rispondo “vado tra una settimana” ti guardano con quell’aria affranta, perché proprio l’alloro gli serviva.
Ottavo. Arrivo a casa. Scarico borse. Svestizione. Disinfezione scarpe. Ritiro tutto e poi lavo pure il pavimento. Che sto diventando paranoica. E il profumo dell’alcol mi comincia a dare la nausea, troppo pulito, un po’ di sano tanfo di frittone bruciato sarebbe molto consolante ora.
Nono. Finalmente mangio. Sono sfinita, ma fiera della mia eroica impresa e di aver trovato tutto quello che era in elenco, anche la farina bianca.
Decimo. Mezz’ora di divano con il mio libro non me lo toglie nessuno. Che io #restoacasa. Al supermercato, tutti i giorni, andate pure voi 😉

#coronavirus

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